Gaeta, una giornata in ricordo di Carlo Bernari

Scoperta la targa, collocata in Piazza Cavallo 6, nella casa in cui Bernari visse i suoi momenti più lieti e operosi.
 
Si è svolta presso l’Aula consiliare del Comune di Gaeta, alla presenza del Sindaco Cristian Leccese, la cerimonia commemorativa, in occasione del trentennale della sua scomparsa, dello scrittore napoletano di nascita ma gaetano di adozione, “capostipite” e precursore del neorealismo, in modo particolare grazie al suo romanzo del 1934 “Tre operai”.
 
 
All’iniziativa, moderata dal Delegato alla cultura Gennaro Romanelli, sono intervenuti il figlio di Bernari, Enrico; il Consigliere comunale Silvio D’Amante, legato allo scrittore da un rapporto di amicizia; e il Professor Olimpio Di Mambro, in rappresentanza dell’Associazione “Viaggiarte”, che insieme alla moglie Rossana Esposito sono stati parte attiva dell’organizzazione.
 
“Sono molto contento – ha dichiarato il Sindaco Cristian Leccese – di poter ricordare in maniera ufficiale, a 30 anni dalla morte, il trascorso di Bernari nella nostra Città, iniziando a realizzare gli impegni presi e inseriti nel programma di mandato. Tra questi, il percorso di rafforzamento e sviluppo del nostro patrimonio materiale, ma soprattutto immateriale e artistico a 360 gradi. Abbiamo ricevuto un’eredità onerosa, sulla quale avremo da lavorare per anni, per dare risalto a tutto ciò che ha visto Gaeta fonte di ispirazione. Bernari, artista fondamentale della letteratura italiana ma anche del mondo sociale del Paese, deve essere preso in considerazione come punto di riferimento non solo per l’importanza che ha rivestito nel mondo della lettura e del giornalismo, ma come esempio per le nuove generazioni: di quanto la voglia di esprimere sé stesso possa andare oltre rispetto ad un percorso di crescita e di formazione. È un orgoglio, per noi cittadini, averlo avuto ospite del nostro territorio”.
 
“Un plauso – aggiunge il Delegato alla cultura Gennaro Romanelli – all’Amministrazione comunale, al Sindaco e agli uffici preposti, un ringraziamento alle ditte di Andrea Cipolletta e di Maurizio Bruschi, ma un particolare riconoscimento vorrei rivolgerlo alla famiglia di Carlo Bernari e soprattutto alle associazioni e ai concittadini che contribuiscono a mantenere viva la memoria di chi ha dato, con il proprio genio culturale, lustro e vita alla nostra amata Gaeta”.
 
 
“Per me e la mia famiglia – ha ricordato il Consigliere comunale Silvio D’Amante -, Carlo Bernari è stato un amico. Ricordo ancora le lunghe tavolate serali organizzate nel ristorante “Masaniello”, gestito dai miei genitori, alle quali partecipavano tutte persone di eccezionale cultura, così come gli ormai famosi “spaghetti alla Bernari”. Conservo ancora il suo regalo per le mie nozze, insieme ai suoi numerosi libri. Propongo di dargli una sepoltura dignitosa e una particolare attenzione nel nostro cimitero, in cui sono custodite le sue ceneri, insieme a quelle della moglie Marcella. In quegli anni, Gaeta era chiamata la Città dei poeti e degli scrittori, e penso che si debba continuare a insistere su questa strada”.
 
“È molto importante – queste le parole di Olimpio Di Mambro, dell’Associazione “Viaggiarte” – che l’Amministrazione comunale dia la giusta rilevanza a iniziative culturali di questo spessore. Bernari è stato uno scrittore amato non solo dagli intellettuali ma soprattutto dal popolo, in quanto osservatore attento della realtà. Ricordiamo anche il suo impegno da sceneggiatore nel film “Le quattro giornate di Napoli”, che ha visto Gaeta come scenario naturale per il cinema del neorealismo in alcune scene, rendendola già da allora una Città della cultura”.
 
 
Nel corso dell’incontro, è stato proiettato un filmato, girato dal figlio Enrico, ricco di testimonianze di amici e conoscenti gaetani di Bernari, che hanno ripercorso aneddoti ed episodi vissuti negli anni trascorsi a Gaeta.
 
“Ringrazio il Sindaco – ha aggiunto Enrico Bernari -, l’Amministrazione comunale e tutti coloro che si sono prodigati per la buona riuscita di questa giornata nel ricordo di mio padre. Il suo rapporto con il fascismo è stato di grande contrasto, ma paradossalmente “Tre operai” fu apprezzato sia a destra che a sinistra, perché parla di realtà senza perdersi solo nell’arte del bello scrivere, toccando anche il tema del “sangue dei vinti” e parlando di pace e riconciliazione sociale”.
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