IL CULTO MAGICO DI CIBELE A GAETA

A Gaeta era praticato anche il culto di Cibele, nella zona compresa tra Conca e Pontone, in particolare, nel litorale antistante la Via Canzatora, nella proprietà Magliozzi, fu ritrovata una statua di Cibele.
L'autore è ignoto ma la statua è stata datata attorno al I secolo a. C. Madre gli dei e degli uomini, Cibele aveva dato origine all'universo senza la collaborazione maschile. Cibele era nota anche come Megale, la Grande Madre Idea, la benedetta.
Seppur vergine, Cibele aveva partorito un figlio, Attis il bello, che col tempo divenne amante di sua madre e il suo più grande amore.
Cibele ne era gelosissima e quando Attis s'innamorò, ricambiato, di una ninfa, figlia del Re Mida, Cibele per vendetta lo fece impazzire e Attis si evirò. Altre varianti del mito dicono che Attis sia poi resuscitato, o che fu salvato da Cibele stessa, che lo trasformò in un pino non appena toccò il terreno.
La versione più conosciuta è comunque quella che vuole che Cibele abbia ottenuto solamente l'incorruttibilità del corpo di Attis.
Cibele e Attis sono spesso raffigurati sul carro rituale, come nella Patera di Parabiago, un piatto d'argento riccamente inciso a sbalzo e ritrovato durante gli scavi nelle fondamenta della villa del senatore Felice Gajo a Parabiago, comune della provincia di Milano, nel 1929.
Cibele è anche raffigurata sola su un trono con la polos ossia un ornamento cilindrico, tipico delle divinità orientali antiche. Una corona turrita. Oppure su un carro trionfale trainata dai leoni. Famosa è la fontana di Cibele a Madrid, presente nella piazza appunto chiamata Plaza De Cibeles. E' probabile supporre che anche la nostra Cibele avesse a suo corredo i leoni...tuttavia mai ritrovati.
A Gaeta furono ritrovate quattro iscrizioni inerenti al culto di Cibele. Parlano di due sacerdoti e di due sacerdotesse.
Rilevante la seconda iscrizione, perché la sacerdotessa Elvia Stephanis documenta un battesimo di sangue durante il consolato di Gordiano e Pompeiano nel 241 d. C.
Questa lastra in marmo, rinvenuta a Gaeta, lungo la Via Appia nel 1772, mancante in una piccola parte sul lato destro, afferma che Helvia , sacerdotessa della Magna Mater, nell'anno del secondo consolato dell'imperatore Gordiano, sacrificò a Cibele un toro.

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Infatti la lastra dice:
“HELVIA STEPHANIS , SACERDOS M (Atris) M(agne) D (eae) ” –
“Elvia Stefanis , Sacerdotessa della Dea Magna Mater”. ( Cibele) nel Consolato Secondo di Gordiano , in quanto sacerdotessa della Grande Madre Dea, effettuò un taurobolium ossia sacrificò un toro alla sua Divinità, Cibele.
Era noto infatti, che Cibele avesse delle sacerdotesse, come appunto era Elvia Stefani, che su una lapide volle rendere incisa per sempre la memoria di un sacrificio rituale.
Questa iscrizione si conserva presso i Musei Vaticani.
Queste iscrizioni sono importantissime per la storia della città di Gaeta, in quanto testimoniano che ci fosse un reale culto alla Dea.
Il culto greco è romanizzato e associato alla tauromachia. E' un culto misterico cioè a carattere esoterico fatto di cerimonie magiche segrete che gli adepti non devono rivelare per nessun motivo.
Cibele non era una dea qualsiasi, era originale anche nei suoi Sacri Misteri, perché a chi osasse attraversarli, Ella svelava i segreti della vita e della morte. Segreti mai rivelati,tanto che a noi non è giunto nulla.
Gli adoratori di Cibele erano sottoposti alla cerimonia del "taurobolio" ossia al sacrificio di un toro, effettuato a scopo rituale e presente in molti culti di diverse divinità antiche, ma principalmente in quello della "Grande Madre", Cibele.
Il devoto era introdotto in una cella sotterranea, coperta da una graticola di legno. Il toro era posto sopra questa graticola e sacrificato immediatamente. Il suo sangue colava dalla graticola sulla persona nuda e sdraiata sotto, la quale doveva assicurarsi di essere bagnata da quel sangue quanto più possibile.
Il sangue purificatore ripuliva dai peccati l'adepto, che rinasceva spiritualmente. Non solo, rendeva immortale la sua anima.
Tutto lordo di sangue, il nuovo adepto usciva e attestava la sua purificazione alla folla, inneggiante fuori la cella.
Era a tutti gli effetti un "battesimo di sangue".
Sacerdoti e sacerdotesse ( solitamente ex schiavi emancipati) presiedevano ai riti e le sacerdotesse preparavano i nuovi adepti ai Misteri.
I sacerdoti di Cibele, i Coribanti, consideravano il sangue, un elemento molto importante della ritualità, per la sua potenza redentrice. Il battesimo cruento serviva proprio alla purificazione dei peccati del devoto.
Interessante la somiglianza con alcuni elementi della Religione Cristiana: il sangue versato dell'agnello Divino, che lava dai peccati e l'immortalità dell'anima, ottenuta dalla redenzione della colpa.
La discesa del devoto nella cella sotterranea equivarrebbe alla discesa nel sepolcro cristiano.
Dai peccati che fanno morire l'anima, al pentimento e alla nuova vita spirituale.
Questo percorso del devoto di Cibele è il cammino antecedente a quello dei cristiani oggi.
Già nel culto di Cibele, troviamo il concetto di resurrezione.
La statua di marmo italico alta circa 1,70 m., è stata rinvenuta nel 1892, in un sacello privato dedicato alla dea Cibele , nel terreno di proprietà privata di un cittadino di Gaeta; nonostante questo è nota come la Cibele di Formia. Ingiustamente direi. Dovrebbe essere universalmente nota come la "Cibele di Gaeta" e il Comune dovrebbe ricomprarla.
Il sacello, ossia "recinto sacro", riferito all'architettura romana, indica una parte dell'edificio dedicata al culto di divinità minori o familiari, recintato e con al centro un piccolo altarino. Ma nel sacello venivano anche poste statue, fontane, tavoli per le libagioni. Nell'antichità infatti, si effettuavano cerimonie con spargimento di essenze, o liquidi alimentari, quale atto di offerta alla divinità o ai defunti.
La statua di Cibele fu poi acquistata dal mercante danese Carl Jacobsen nel 1894 e trasferita all'estero.
Oggi si trova al Museo Carlsberg di Copenaghen, il quale ospita diversi reperti romani provenienti dalle nostre zone.
Presso il Museo Archeologico Nazionale di Formia se ne può ammirare una copia in gesso ottenuta da un calco eseguito sull'originale.

Eneide, Virgilio.
Preghiera di Enea:

Madre degli Dei Immortali,
Lei prepara un carro veloce, tirato da leoni uccisori di tori:
Lei che maneggia lo scettro sul rinomato bastone,
Lei dai tanti nomi, l’Onorata!
Tu occupasti il Trono Centrale del Cosmo,
e così della Terra, mentre Tu provvedevi a cibi delicati!
Attraverso Te c’è stata portata la razza degli esseri immortali
E mortali!
Grazie a Te i fiumi e l’intero mare sono governati!
Vai al banchetto, o Altissima! Deliziante con tamburi, Tamer
Di tutti,
Savia dei Frigi, Compagna di Kronos, Figlia d’Urano,
l’Antica, Genitrice di Vita, Amante Instancabile,
Gioconda, gratificata con atti di pietà!
Dea generosa dell’Ida, Tu, Madre degli Dei,
che porta la delizia a Dyndima e nelle città turrite
e nei leoni aggiogati in coppie, ora guidami negli anni a venire!

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Il Culto della magia sessuale
Il culto di Cibele a Gaeta, è un culto importante, che mai è stato approfondito, e che a mio avviso, necessita di alcune osservazioni.
Questo culto implicava la credenza nel potere della magia sessuale mediante riti misteriosi che erano uno scandalo per la sensibilità romana. Ma si sa che i romani predicavano bene e razzolavano male. E' molto probabile che gli adepti di questo culto fossero personalità importanti che soggiornavano frequentemente a Gaeta. Personalità prive di morale, che non avevano alcuna remora a concedersi sessualmente a persone sconosciute, facenti parte della stessa setta.
La sacerdotessa che presiedeva al culto, era seguita da una schiera di eunuchi e uomini travestiti da donna e donne seminude e lascive. Ai riti erano anche presenti sacerdoti e vari funzionari statali vestiti in abiti bizzarri o quantomeno sessualmente ambigui, truccati e depilati come donne.
Risuonavano canti e musiche di cembali e tamburi, si recitavano strofe sacre in siriaco; si officiavano sacrifici animali, in particolare tori, col cui sangue si battezzavano i nuovi adepti. I comportamenti licenziosi, l'uso di droghe antiche derivanti dalla spiga di orzo, la promiscuità sessuale, erano troppo per la religio romana ufficiale, che li vedeva come un oltraggio al proprio credo religioso.
Ecco perché erano culti misterici ma anche misteriosi, segreti, fatti di nascosto, e dei quali solo gli adepti dovevano esserne a conoscenza, senza tramandarne i riti.
A differenza dei Saturnali e dei Lupercali romani, che implicavano la stessa enfasi e delirio collettivo, questo culto aveva una notevole componente erotica.
Le sfrenate pratiche erotiche avevano la funzione di ridare nuova vita a Cibele, la grande Madre, di evocarne il principio e risvegliare la sua presenza in un determinato luogo.
E' un rito magico operativo in cui la carnalità serve a congiungersi con la Dea.
Le orge rituali poi erano residui di cerimonie agrarie connesse con i cicli della vegetazione, allo scopo di rinvigorire le forze produttive degli esseri umani, degli animali, della terra.
Con le orge rituali si tentava di sventare una calamità, crisi sociali, siccità, epidemie, fenomeni meteorologici normali ma che l'uomo non riusciva ancora a comprendere, tornando alle origini.
In intervalli sacri o in determinati periodi dell'anno, l'orgia rituale intendeva un ritorno alle origini primordiali.

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Tratto da Gaeta Magica di Betta Zavoli